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L’allenamento posturale nel calcio

Il calcio è uno sport molto complesso da diversi punti di vista: fisico, psicologico, tecnico.

E’ complessa soprattutto la sua biomeccanica, laddove è richiesta molta forza in angoli molto ampi del movimento, i quali aumentano in modo importante il carico che il sistema posturale dovrà trovarsi ad affrontare.

Che si tratti dell’esecuzione di un gesto tecnico, o della fase di spinta della corsa (in questo sport sono frequenti scatti massimali/submassimali sulle breve distanze), si evince come il sistema posturale venga sollecitato per mantenere i corretti rapporti articolari e per permettere una precisa ed efficace richiesta che la situazione mette davanti all’atleta.

Il mantenimento dei rapporti viene garantito dal sistema tonico posturale, il quale, da stabilizzatore della colonna vertebrale, consente al bacino di effettuare tutti i movimenti necessari affinché queste richieste vengano soddisfatte, senza comportare fastidiosi dolori o far incorrere il giocatore in infortuni.

L’addominale diventa il principale baricentro stabilizzatore, ancorandosi a livello del bacino e svolgendo un ruolo importante a livello della cassa toracica, le quali a loro volta diventeranno un punto di ancoraggio per i muscoli motori del movimento.

Analizzando proprio questi, andiamo incontro a un grosso equivoco che concerne la classica metodologia di allenamento: la fase propulsiva di spinta della corsa è a carico degli estensori d’anca (ischiocrurali) erroneamente considerati solo come flessori del ginocchio e allenati come tali, su un meccanismo di anca estesa omolaterale su flessione d’anca controlaterale.

In questo complesso meccanismo diventano fondamentali le collaborazioni tra le catene cinetiche omolaterali e controlaterali, su un meccanismo però di anca estesa su base addominale, facendo molta attenzione al posizionamento della gabbia toracica rispetto al bacino.

Eppure l’allenamento classico ci invita solamente al rinforzo del compartimento anteriore dell’arto inferiore, per di più in atteggiamento ad anca flessa e senza alcun accento sulla stabilizzazione addominale; non è inusuale vedere anche nelle palestre delle grandi società professionistiche, calciatori allenarsi in macchine isotoniche come la leg extension o la leg press, o peggio ancora al multipower. 

Analizzando la figura sottostante, e confrontandola con le due di cui sopra, è facile vedere come le gestualità siano all’antitesi rispetto alla richiesta della macchina isotonica. 

Il culto della forza a tutti i costi, porta ad allenarsi in un certo modo, quando invece la dinamica dello sport, del gesto, della tecnica ci richieda o l’esatto contrario o proprio tutt’altro.

Tutto questo porta l’organismo a non riconoscere i muscoli motori come tali (se nella corsa l’estensore d’anca su base addominale ad anca estesa è il principale protagonista, ma io alleno solo il quadricipite, senza base addominale e ad anca flessa), confondendo addirittura quelli che determinano il gesto con gli stabilizzatori: non è una novità quando si chiede a un giocatore “cosa riferisce a livello di stanchezza o di sensazione” dopo un allenamento o una partita, sentirsi rispondere “cosce, ginocchia, schiena”.

Tutto questo è esattamente alla base dell’infortunio: allenarci in un certo modo quando poi la disciplina richiede tutti’altro.

Inoltre, non viene dedicata abbastanza attenzione all’allenamento posturale: la statica nei massimi angoli di movimento fornisce all’organismo le corrette sensazioni e l’adeguato livello di forza per sostenere quella che sarà la fase dinamica.

Questo si traduce in un riconoscimento da parte del sistema nervoso dei corretti pattern di movimento e reclutamento muscolare efficace, per determinare un movimento preciso, pulito e finalizzato alla richiesta.

Soprattutto mette al riparo da quei fastidiosi dolori che l’attività sportiva può comportarci.

Una valutazione posturale, con un allenamento PERSONALIZZATO che consideri i giusti rapporti articolari basati sulla sensazione INDIVIDUALE dell’atleta, è alla base del miglioramento dello stesso, e della prevenzione di quei fastidi che rischiano di comprometterne non solo l’attività sportiva, ma anche la vita quotidiana.

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